Quattro Fontane- Fontana di Diana o della Fedelta'- - ROMACITTAETERNA

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Fontana di Diana o della Fedeltà


Dove e Collocata:

 
 

All'incrocio di Via delle Quattro Fontane con Via XX Settembre.

Zona:

 
 

Trevi

Autore:

 
 

Anoimo

Committente:

 
 

Papa Sisto V Peretti

Si trovano negli angoli smussati dei quattro edifici esistenti all'incrocio di Via delle Quattro Fontane con Via XX Settembre.
Furono volute da papa Sisto V Peretti, ad ornamento del quadrivio (punto d'incrocio dell'allora strada Pia con la strada Felice, fatta costruire dallo stesso pontefice su progetto dell'architetto Domenico Fontana), dal quale si potevano e si possono tuttora scorgere, contemporaneamente, la michelangiolesca facciata interna di porta Pia, i tre obelischi "sistini" dell'Esquilino, del Pincio e del Quirinale e, appunto, la strada Felice, cioè il rettifilo S. Maria Maggiore-Trinità dei Monti, uno dei vanti del papa marchigiano.
Ciascuna fontana è contenuta in una nicchia, di forma rettangolare e di dimensione diversa, scavata negli spigoli appiattiti degli edifici del quadrivio.
Le fontane hanno la caratteristica comune delle vasche semicircolari di marmo alla base; ognuna di esse è sormontata da una statua giacente, più grande del naturale, con sfondi scenografici ed ornamenti vegetali, tra i cui anfratti scorrono rivoli di acqua che si versano nella vasca.
La Fontana di Diana, quella verso palazzo Barberini (erroneamente attribuita a Pietro da Cortona), raffigura la Fedeltà: fiancheggiata da un simbolico cane e appoggiata ad un trimonzio (simile a quello dello stemma sistino), ha come sfondo una bella finestra con ornati vegetali.
Si tratta di opere di scarso valore artistico, probabilmente disegnate da un buon architetto ma eseguite da mediocri artisti, e realizzate, tra il 1588 e il 1590, su blocchi di travertino provenienti, sembra, dal Settizonio, il famoso edificio a sette ordini di arcate fatto costruire da Settimio Severo alle pendici del Palatino e demolito da Domenico Fontana per rifornire le fabbriche di Sisto V.

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