Schiavi - ROMACITTAETERNA

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Lo schiavo, presso i romani, non veniva considerato come una persona, ma piuttosto come una merce, un patrimonio, uno strumento di lavoro. Gli si concedeva di essere uno "strumento" pensante, parlante e semovente (quindi prezioso) da istruire e poi utilizzare nel modo più appropriato, a seconda delle caratteristiche fisiche, caratteriali o di competenza.
In genere gli schiavi erano prigionieri di guerra provenienti da varie regioni (Britannia, Gallia, Grecia, Egitto, Africa), portati a Roma e qui messi in vendita. Il loro prezzo oscillava fra gli 800 e i 4000 sesterzi, ma uno schiavo greco, educato e colto, poteva valere anche 200.000 sesterzi, più o meno quanto un buon podere.
Quanti erano gli schiavi a Roma? Quasi tutte le famiglie ne possedevano almeno uno; le più ricche a centinaia. Nel grande mercato dell'isola di Delo, in un giorno ne furono venduti e spediti in Italia 10.000; dopo la terza guerra punica (146 a.C.) 50.000 cartaginesi furono portati in schiavitù a Roma. Nel 133 a.C. ben 200.000 schiavi si ribellarono in Sicilia e, massacrati i loro padroni, si impadronirono dell'isola; l'esercito di Spartaco, che nel 73 a.C. fece guerra a Roma, era composto interamente di schiavi: 60.000 morirono in battaglia, 6000 superstiti furono crocifissi. Nel I secolo d.C. il 25-30% della popolazione dell'Urbe era composto di schiavi.

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