Fontana del Leone - ROMACITTAETERNA

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Roma Medievale > Monumenti > Fontane Ponte

Fontana del Leone


Dove e Collocata:

 
 

Piazza S. Salvatore in Lauro

Zona:

 
 

Ponte

Autore:

 
 

Anonimo

Committente:

 
 

papa  Gregorio XIII Boncompagni


Delle due originali fontanine di cui darò ora cenno, una sola sopravvive, mentre dell'altra ci rimane solo il ricordo, in una lunga iscrizione. Sono due fontanine che conversavano fra loro, dal rione Campo Marzio al rione Ponte, e che erano nate quasi insieme, l'una nell'anno 1578, l'altra nel 1579.
Quella che sopravvive è da una diecina d'anni in piazza san Sai- valore in Lauro, fra i numeri 14 e 15, a fianco della chiesa ora dedi alla Madonna di Loreto, ed è la meno anziana delle due. Circo da due pilastrini architravati, una grotticella a scogliera si apre nel muro dell'edificio, e dal fondo della grotta si avanza con la testa e con tutto il treno anteriore un piccolo leone di marmo bianco, che versa dalla bocca un gorgogliante getto d'acqua Vergine in una vaschetta, pure di marmo, incassata con il bordo a fior di terra.
Salvata dalle demolizioni con le quali venne igienicamente e moral risanato il torbido quartiere di Panico, questa fontanina venne ricostruita qui, non già per la sua importanza artistica, che è ben poca, ma per l'interesse che presenta dal punto di vista della storia delle fontane di Roma.
Sopra alla cornice dell'architrave una grande targa di marmo, incorniciata da fregi e sovrastata da una tazza fiammeggiante, reca que iscrizione: vt lvpvs in martis campo, mansvetior agno — viríneas popvlo favce ministrat aovassic qvoqve perspicvam cvi

virgo presidet vndam    mitior hic hoedo, fvndit ab ore leo    nec
mirvm: braco, qvi tot! pivs imperat orbi exemplo placidos reddit
vtrosqve svo    mdlxxiiii.

(Come un lupo, più mansueto dell'agnello, nel Campo di Marte, somministra dalla fauce al popolo l'acqua Vergine, così anche qui un leone, più mite del capretto, versa dalla bocca la limpida acqua cui presiede la Vergine. E non è da farsene meraviglia, poiché un pio drago, che impera su tutto Vor con il suo esempio li ha resi entrambi mansueti  - 1579).
Inutile spiegare che (d'acqua cui presiede la Vergine » è l'ac di Trevi; mentre è bene soggiungere che « il pio drago » è il dragone araldico che cam nello stemma di papa Boncompagni, Gregorio XIII, re in quel tempo
Per meglio intendere questa iscrizione, del resto, bisogna leg l'altra, incisa pure in ele distici latini sopra una tar di grandi dimensioni, sovrap ad una fontanina che do trovarsi un tempo in via della Lupa, e che doveva eviden adornarsi di un lupo — o di una lupa — parte dello stemma della famiglia Capilupi. abitante in quei pressi. La fon e il lupo sono scom da tempo; ma la lapide ha fatto solo pochi passi, e   la si può leggere ancora nel portone della casa al numero 17 di via dei Prefetti, proprio incontro alla inserzione di via della Lupa con questa strada. Eccone il testo, graziosissimo: « lac. pveris. lvpa. dvlce. dedit. non. saeva. gemellis.
sic. vicine. lvpvs. dat. tibi. mitis. aqvam. qvae. flvit. assidvae. qvae. lacte. est. dvlcior. ipso. pvrior. electro. frigidiorqve. nive. hinc. igitvr. lymphas. bene» tersa. sedvlvs. vrna. et. pver. et.   iwen1s. portet. anvsqve. domvm. fonticvlo. prohibentvr. eqvi. prohibentvr. aselli. nec. canis. hic. foedo. nec. caper. ore. bibit. mdlxxviii )).
(Come la lupa, mansueta verso i gemelli, diede loro dolce latte, così il lupo, fattosi mite qui vicino, dà a te l'acqua che perennemente scorre, più dolce dello stesso latte, più pura dell'ambra, più fredda della neve. Da qui il fanciullo, il giovane e la vecchia, portino a casa l'acqua nel terso vaso. Da questa fonticella siano tenuti lontani i cavalli e gii asini, e neppure il cane e la capra vi immergano il sozzo muso.  1578).
Queste fontanine recanti imprese o simboli popolari nei diversi rioni furono per secoli e secoli predilette, e sprigionarono una loro semplice e arcana poesia, da cui nacque e di cui si alimentò quello spirito rionale che è il germe fondamentale e primo dell'amor di patria. Bene lo ha compreso il Governatorato di Roma, che dopo un così lungo periodo di deplorevole incuria, ha voluto far rivivere la simpa e significativa tradizione delle antiche fontanine.





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