L'origine
Le vie che si irraggiano da Roma hanno avuto alcune origini antichissime, anzi preistoriche.Roma stessa deve la sua nascita alle possibilità che offriva il Tevere, nel suo basso corso, ad essere attraversato là dove il mito colloca significativamente la lotta tra Ercole e Caco. Ercole, provenendo dalle lontane regioni dell'Atlantide (quindi perad un di presso il tracciato che sarà segnato in età storica dalla via Aurelia), passa il fiume là dove sorgerà l'isola Tiberina, sospingendo le sacre mandrie di Gerione. In questo luogo di raccolta di mandrie e di mercato, che ancora in piena età storica conserverà per questo il nome di foro Boario, confluivano piste e tratturi da ogni regiodell'Italia centro-tirrenica e viceversa da qui si irraggiavano su quei percorsi che avrannome di strada in età storica: per l'Etruria e per l'Umbria, per la Sabina e la Marsica, attraverso il Lazio e per la Campania ( fig. 1).
La funzione di certe strade e spesso già la documentazione archeologica, con le tracce degli insediamenti che si pongono sul loro percorso, ne attestano la derivazione antiI nomi stessi di queste indicano a volte la loro origine: tra le più antiche sono quelle che denunciano la loro primordiale funzione commerciale, qual è la via Salaria, che serviva al traffico del sale per le regioni dell'entroterra appenninico: Salaria via apest, quia per eam Sabini sal a mari deferebant; o come è per la via Campana (via della Magliana-via Portuense), che prendeva il nome dal Campus (Salinus), a dedella foce Tevere (Porto e Maccarese) dove erano le saline che conosciamo nella storia più antica di Roma e di Veio. O sono quelle che si connettono alla regione geoalla quale conducono, ancora non distinta dal nome di una città, come la via Ostiensìs, l'Ostiense, la strada che porta alla foce (ostium) del fiume per eccellenza, il Tevere, e dove sorgerà per altro già in età regia l'abitato che ne ripete ancora il nome: così la via Laurentina, che portava al territorio Laurentino, legato al mito della città di Laurentum ed al re capostipite delle genti del Lazio.
Vengono poi le strade che, portando il nome delle città alle quali recano, presuppongouna regione che ha già raggiunto ad un di presso una civiltà urbana, con abitati comformati ed istituzionalizzati (ma le stesse vie possono essere, e sono, anche assai più antiche): sono la via Ardeatina per Ardea (l'attuale Laurentina oltre via di Porta Medaglia); la via Labicana per Labicum (circa l'attuale Casilina per Colonna); la via Gabina, che sarà chiamata poi Praenestina, per Gabii e Praeneste (la Prenestina per Palestrina); la via Pedana per Pedum (da Gabii a Corcolle ed oltre); la via Collatina che porta a Collatia (Lunghezza) e proseguiva per Tivoli; la via Tiburtina che porta a Tibur (Tivoli); la via Ficulensis, che sarà chiamata poi Nomentana, per Ficulea e Nomentum (la Nomentana per Mentana). Il nome di alcune di queste strade richiamava città da tempo scomparse o decadute in piena età storica, denunciando pertanto l'esidella via già ai tempi in cui fiorirono quelle città. È significativo anzi notare coalcune di esse cambiarono anche nome, a favore di città più lontane, divenute più importanti: la via Ficulensis, sostituita dal nome di Nomentana in seguito allo sparire dell'abitato di Ficulea in età regia; e la via Gabina, sostituita dal nome di Praenestina col decadere della prima città. Così probabilmente portavano in età arcaica il nome di Albensis la via Appia, il cui tracciato sappiamo esisteva fino ai Colli Albani prima di Appio Claudio e che portava ad Alba Longa; quello di Tusculana la via Latina, in quanto portava a Tusculum; e la via per Lavinium doveva chiamarsi Lavinatis. In età regia molte di queste strade avevano un tracciato definito e garantito dall'uso pubblico, come prova, con la documentazione archeologica, l'intensa urbanizzazione della regione attorno a Roma ed il ricordo per essa di una rigorosa organizzazione cataIl ponte Sublicio a Roma fu il primo ponte stabile costruito attraverso il Tevere, secondo la tradizione già al tempo di Anco Marcio, nei decenni che seguono la metà del VII secolo a.C. Interamente in legno, con legamenti a incastro e chiavi di bronzo (prende il nome dalle sublicae, i pali costituenti le pile altissime con le quali fu innalzato con audacia senza pari attraverso le acque) documenta la straordinaria esperienza tecnica raggiunta già in quell'epoca: opera allora dei Pontefici, depositari di ogni sapere umano e divino (lo stesso nome di pontifex deriva da pontem facere e significa «costruttore di ponti»). Quest'opera stradale è stata uno dei primi spettacolari monumenti di Roma arcaica (precede la stessa costruzione dei templi della città), emblema del suo prestigio, permettendo da allora traffici regolari e sicuri tra le due sponde del fiume e monopolizzando ogni commercio e traffico sul basso corso del Tevere in favore di Roma. Gli scavi archeologici hanno documentato per quest'epoca il ben costruito disporsi di strade nel territorio, con massicciate di scapoli di tufo ben allettate e sovrapposte, i pianciti di pietrame ben costipato e battuto tra bordure di massi maggiori. Un magnifico esempio straordinario per l'età che prospettava, ma purtroppo stupidamente demolito per dar spazio all'edilizia di periferia, ci è venuto recentemente dagli scavi del Laurentino, con un tracciato di oltre 900m. di una via più volte ristrutturata tra l'VIII ed il V secolo a.C. e che probabilmente costituiva un tratto della via Lavinatis: il piano collinare sulla quale correva la strada era stato scavato fino alla dorsale di tufo che era stata quindi scavata sulla larghezza di 6 m. per la profondità di 20-80 cm., in modo da costituire il fondo sodo della struttura stradale; su questo era stato allettata e rilevata la massiciata in scheggioni di tufo, da 30 a 110 cm., in modo che si sopraelevasse leggermente sul piano di campagna originario, e la sede stradale era stata parimenti lastricata in tufo con una larghezza di 2 m. Aveva anche un tratto, a lato della via Laurentina attuale, terrazzato in opera quadrata di tufo (fig. 2).
Un magnifico esempio di terrazzamento stradale, di età arcaica, in opera quadrata di tufo tenero («cappellaccio»), conserva la via Salaria vetus dentro Villa Savoia, prima di giungere al sito di Antemnae (Forte Antenne).
Un nome «politico» di strada e pertanto «datato» è quello della via Latina, il cui tracvenne ristrutturato dopo la definitiva sottomissione dei Volsci e degli Equi, presudopo la fondazione delle colonie latine di Fregellae e di Interamna Lirenas nel 328 a.C, quando Roma, annettendo il Lazio meridionale (Latium Novum o Latium Adiectum), intese questa strada per quella che attraversava il paese proprio dei popoli Latini, facendone il perno della propria espansione in Campania e contro il Sannio ( fig. 3).
Le strade che assumono il nome del magistrato che le ha fatte costruire sono le più reLa via Appia, costruita da Appio Claudio nel 312 a.C, è il primo esempio del genere. Ad essa seguiranno la via Flaminia nel 220-219 a.C, ad opera del censore Caio Flaminio, e tante altre nel corso dell'età repubblicana, quali la via Aurelia, Cassia, Clodia, Cornelia, Valeria, che perpetuano il nome di personaggi della gens Aurelia, Cassia, Clodia, Cornelia, Valeria: così come al di là dell'Italia centrale, le viae Aemilia, Aemilia Lepidi, Aemilia Scauri, la Postumia, le due Popiliae, perpetuavano il nome di altri magistrati. In età imperiale altre strade furono costruite o potenziate, assumendo allora il nome dell'imperatore (fig. 1).
Anche se molte strade hanno avuto un'origine assai più antica, appartiene però sopratalla media e tarda età repubblicana la sistemazione dei tracciati quali di massima noi li conosciamo: la viaAppia per Capua e Brindisi; la via Latina per Capua (l'Anagnina-Casilina); la via Labicana per Labicum (Colonna) e Colleferro (primo percorso della Casilina); la via Praenestina (Prenestina) per Praeneste (Palestrina); la via Tiburtina e la Valeria per Tivoli, Corfinio e Chieti; la via Nomentana (Nomentana) per Nomentum e Passo Corese; la via Salaria per Rieti ed Ascoli Piceno; la via Tiberina per Lucus Feroniae; la via Flaminia per Rimini; la via Cassia per Firenze; la via Clodia per Tuscania e Saturnia (via Braccianense per il primo tratto); la via Triumphalis (Trionfale) per Veio; la via Cornelia per Cerveteri (via di Boccea per il primo tratto); la via Aurelia per Genova e Vado; la via Vitellia (primo tratto della via della Nocetta) e la via Campa (via della Magliana) per la destra della foce del Tevere; la via Ostiensis (Ostiense) per Ostia; la via Laurentina per Tor Paterno (via di Decima e primo tratto della via di Pratica), la via Lavinate (primo tratto della via Laurentina attuale e suo proseguiper la via di Trigoria), la via Ardeatina per Ardea (dalla Cecchignola per la via Laurentina attuale dopo via di Porta Medaglia); la via Satricana per Satricum (via Arattuale e via di Santa Palomba); la via Anziate (la Maremmana-Cavona-Nettunense).
Di assoluta importanza tra queste, per il ruolo svolto per l'unificazione della penisola, l'Appia, la Latina, la Tiburtina e la Valeria, la Salaria, la Flaminia, la Cassia e la Clodia,l’Aurelia.
A nord della penisola, ancora costruite in età repubblicana, ebbero primaria importanla via Aemilia attraverso la Val Padana (la via Emilia da Rimini a Piacenza), l’Aemilia Scauri da Pisa a Genova, la via Postumia da Genova a Cremona, Verona ed Aquileia, l’Aemìlia Lepidi da Bologna per Aquileia, la Popilia da Rimini a Padova. Nell'Itameridionale ebbe primaria importanza un'altra via Popilia, che da Capua per SalerSala Consilina, Nerulo, Cosenza, raggiungeva Reggio Calabria. Moltissime vie furono costruite anche in seguito, o migliorate o potenziate: Augusto stesso fu un grande restauratore di strade e basta pensare ai ponti spettacolari ed ai viache di lui ancora restano lungo la via Flaminia o la Salaria. In età imperiale furocostruite la via Domitiana per Pozzuoli che abbiamo già ricordato; l’Appia Traiana da Benevento a Brindisi per Canosa ed Egnazia; l’Herculea da Sepino a Nerulo per Poe Grumento; la Severiana lungo la costa laziale; la Claudia nova dalla piana de L'Aquila a Corfinio; la Claudia Valeria da Corfinio al mare; le tres Traianae in Etruria; la Iulia Augusta da Tortona per la Gallia; la Claudia da Altino per Trento e la Raetia; la Flavia per Pola, e le viae Troiana, Hadriana, Aurelia, Antonina documentate da una recente scoperta epigrafica delle quali precedentemente non si sapeva nulla e che rimangono per noi di assai incerta identificazione. Questo per limitarci, naturalsolo alle principali strade in Italia.
L'imperatore Claudio fu un grande costruttore di strade e riorganizzatore del sistema viario. Poi soprattutto i Flavi si impegnarono a potenziare la viabilità: basta pensare al traforo del Furio voluto da Vespasiano e la meraviglia della via Domitiana. Anche Traiano fu tra i maggiori costruttori di strade: vanno ricordati il rinnovamento della via Appia con la costruzione della Traiana e tutte le vie tracciate con l'organizzazione delle nuove province dell'Arabia e della Dacia; tra le quali è celebre quella presso le Porte di Ferro sul Danubio, tagliata nella roccia, della quale si conserva la Tabula Traia, il cartello celebrativo dell'opera. Il potenziamento delle vecchie strade e la costrudelle nuove fu un impegno profondamente sentito da tutti gli imperatori fino al tardo e tardissimo impero, con gli Antonini, i Severi, Diocleziano e Costantino; ed anle strade venivano restaurate da Teodorico e da Giustiniano. Ognuno di noi potrà ben valutare l'impegno allora realizzato, se si computa che le vie pubbliche, che si articolavano per tutto l'Impero, sviluppavano una maglia di oltre 120.000 km. Se le comunicazioni erano allora necessariamente lente, basandosi sulla capacità pedonale dei singoli o sul trasporto animale, tuttavia è da rilevare come il percorso fosse facilitato in ogni modo dall'efficienza del tracciato e da una capillare assidi luoghi di sosta e di ristoro. Le strade romane erano costruite a strati . Innanziveniva scavato un "letto", profondo anche 1,5 metri. Su un fondo di sabbia si poneva un livello di pietre e ciottoli,1o statumen. Sopra vi era uno strato di pietrisco misto a malta, detto rudus. E, sopra a questo, ghiaia compattata con argilla, sabbia o teril nucleus. Che aumentava l'elasticità della strada e favoriva i1 drenaggio dell'acqua. Infine, il tutto veniva ricoperto da selce, ghiaia
o (in età imperiale) da un lastricato di grosse pietre piatte strettamen accostate le une alle altre: il pavimentum. Ai lati della strada vera e propria, sufficientemente larga da far passare due carri accostati, c'erano i canali per lo scolo dell'acqua e, spesso, due "marciapiedi'' molto ampi, destinati alla circolazione dei pedoni.
Lo strumento che serviva per la costruzione delle strade era la groma, uno strumento di rilevamento che permetteva agli agrimensori di tracciare delle linee ad angolo retto guardando attraverso un foro centrale