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Roma è più giovane di un anno?Fa discutere il Natale della Città Eterna



ROMA (22 aprile 2010) - Capzioso finché si vuole ma matematicamente vero: Roma ha gli anni che i secoli le hanno sedimentato sul volto meraviglia dopo meraviglia ma non quelli che gli vengono attribuiti ufficialmente. Ce n’è uno di troppo. L’errore si trascina da decenni e di certo non cambierà il posto che la città occupa nella parabola della Storia. Ma quello celebrato ieri dal Comune non è affatto il 2763° compleanno dell’Urbe. È il numero 2762. La spiegazione del problema è, a conti fatti, da scuola elementare. Ammesso che Romolo fondò davvero qualcosa nel 753 avanti Cristo cosa sulla quale i dubbi non mancano quel giorno, il fatidico 21 di aprile, il villaggio (era solo un villaggio) era appena nato. Dunque: anno zero. Il primo compleanno di vita cadde insomma nel 752, numero che sommato alle “primavere” trascorse fino ai giorni nostri 752 prima di Gesù, 2010 dopo la sua nascita porta appunto il totale a 2762. La matematica a volte è impietosa.Il tema non è nuovo, tanto che molti lettori del Messaggero, anche ieri, sono tornati sull’argomento. Ma Umberto Croppi, assessore alla Cultura nella Giunta Alemanno, lo ritiene un «falso problema». Anzi, un dettaglio che può benissimo essere ignorato. «Gli anni di Roma dice sono una convenzione accettata dagli storici e dagli studiosi. Del resto, anche la data della fondazione, non essendovi certezze, rientra nel campo della simbologia. Dunque, se anche c’è uno sbaglio, cosa cambierebbe. Nulla. Quindi andiamo avanti così. Non succede niente. Roma continua».Ma i puristi non sono d’accordo. Nessuno potrà mai provare cosa accadde il 21 aprile del 753. L’unica cosa certa è che attorno a quella data Romolo, sbarazzatosi del fratello Remo, ucciso in uno scontro per il potere, fondò una città sul Palatino. Era quell’anno, quello prima o quello dopo? Neppure la Sibilla Cumana rediviva, la misteriosa entità che elargiva responsi ai Latini, potrebbe certificarlo. Ma se si accetta la convenzione che l’inizio di tutto fu allora, non c’è dubbio che Roma ieri ha compiuto 2762 anni ed è entrata nel duemilasettecentosessantatresimo.«Il problema me lo posero tanto tempo fa e debbo dire che mi parve irrilevante premette lo storico Guido Pescosolido, ex preside della facoltà di Lettere della Sapienza Ai fini della storia di Roma non cambia nulla. Va detto tuttavia che il calcolo matematico non fa una piega. In effetti c’è un errore. Ma non può essere né uno storico né una istituzione culturale a certificarlo. Dovrebbe intervenire una decisione ufficiale del Comune di Roma dicendo che la numerazione va corretta e cambiata».Gli antichi romani ovviamente come avrebbero potuto? non facevano certi sbagli. Non a caso i mille anni dalla fondazione ab Urbe condita furono festeggiati dall’imperatore Marco Giulio Filippo, noto come Filippo l’Arabo, nel 248 dopo Cristo. La potenza di Roma non era più all’apogeo. Ma evidentemente si stava ancora attenti ai calcoli. L’errore che ci stiamo portando appresso è nato probabilmente nel 1870, quando la città, divenuta capitale d’Italia dopo la presa di Porta Pia, ha cominciato a celebrare il Natale di Roma.L’amministrazione comunale continua a “portarsi” dietro l’errore dell’anno in più da almeno tre decenni. «Ma proprio perché non cambia nulla, sarebbe giusto che i calcoli fossero giusto e che l’errore venisse corretto osserva il professor Andrea Giardina, grande esperto di Storia Romana, per anni alla Sapienza, ora docente all’Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze In certe faccende, specie per gli avvenimenti prima di Cristo, si commette spesso lo sbaglio di non considerare che c’è un anno zero. Invece c’è. Oggi la cosa può non cambiare molto. Ma quando un giorno si tratterà di celebrare, mettiamo, il Trimillenario di Roma, perché non farlo nell’anno corretto? È uno sforzo di esattezza che forse dobbiamo non tanto a noi ma ai nostri posteri».

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