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I Nomi dei Romani

Il praenomen corrisponde ai nostri nomi comuni: Marcus, Caius, Lucius ecc.
Il
nomen gentilicium indica il "clan" al quale si appartiene; se volete è l'equivalente di un cognome molto allargato" comune a tante altre famiglie e che coma volte migliaia di persone (la gens). Il cognomen, infine, è un appellativo, quasi un agget- tivo, che indica un tratto morale o fisico della persona, Rufus (il rosso), Cincinnatus (il riccioluto), Brutus (lo stupido), Calvus (il calvo), Caecus (il cieco), Cicero (il cece), Nasica (il nasone), Dentatus (il dentone)... L'uso della formula dei "tre nomi" si è diffuso sosotto Siila. Il problema è che da quel moin poi tutti i discendenti hanno dovuto portare la loro lunga fila di nomi (compresa la caratteristica di un antenato che magari non avevano più: la calvi¡il naso lungo ecc.). Altre volte si è aggiunto un coin più alla già lunga lista. Ed è così che Publio Cornelio Scipione è diventato anche Africano, i perla sua grande vittoria sui cartaginesi.
Il dato interessante è che i romani, nel corso dei secoli e delle generazioni, hanno cambiato progressivamente il modo di chiamarsi tra loro in pubblico. Se durante la Repubblica bastava citare solo il primo e il terzo termine (un po'' come facciamo noi, che identifichiamo una persona con nome e cognome: Caio Cesare), in seguito divenne di moda scandire tutti e tre gli appellativi completi. Con l'epoca imperiale si decise che bastava citare unicamente il terzo: ecco perché oggi parliamo semplicemente di Traiano (e non di Marcus Ulpius Traianus, il suo nome completo) o di Adriano (Publius Aelius Hadrianus).


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