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FERRAGOSTO DALLE ORIGINI A OGGI


Fu il rigido imperatore romano a concedere a una società strettamente regolata sul lavoro un periodo da dedicare a riposo, oblio e sregolatezze


GRAZIE BACCHETTONE AUGUSTO


"Ferragosto, certo Ferie d'Agosto, ma anche le Ferie di Augusto, il primo Imperatore ad assumere il compito di essere Apollo, apollineo, il garante di un tempo sociale equilibrato senza troppi scossoni e soprattutto regolato. Forse occorre risalire a lui per capirci qualcosa ed evitare Wikipedia ;che deliziosamente dice che il «Ferragosto è una festa solo italiana» quasi fosse la festa di Sant’ Agata a Catania o di San Gennaro.
Chissà allora perché - magari non proprio il 15 - si è estesa fino alla fredda Britannia mascherata come Bank Holiday.

Una volta neutralizzato Antonio, Augusto resterà solo e la sua pace imperiale dovrà trovare un contentino, un redella società del desiderio decantada Antonio. E sarà il Ferragosto, l'idea che nella regolata vita sociale di un impero di sudditi ci saranno di modi oblio, di sregolatezza, di vacandi distrazione.
È da lì che nascono le ferie. Sono il contentino che una società regolata dal lavoro darà perché tutto non esploda a un certo punto, perché qualcuno non capisca che forse il senso della vita non sta nella regola e nel lavoro.

Nella scelta di Augusto c'era un'inche poi si è persa via via fia oggi. Augusto, bacchettone e imperialista, sapeva bene che i suddidoveva farli scatenare almeno una volta all'anno, ma scatenare davvero, una sorta di carnevale sciamannato dove i ruoli potevano essere invertiti e rovesciati. Certamente non era una concezione dionisiaca, ma era un'idea saggia delle società regolate, quella che si ritrova in moltissime culture. Le Ferie e il Ferragosto cosimbolo chiave di esse sono un moin cui vediamo le cose dal di fuoe si ferma quel ritmo che ci sembrava così ovvio. Le vacanze spesso sono il momento in cui la mente lasciata vagascopre verità su noi stessi cercate per anni, in cui scopriamo strade diverinventiamo soluzioni, pensiamo a cose a cui non avevamo mai fatto caso.
È l'ozio come lo concepivano i Romani, un
otium che era l’unica attività vera dell’ uomo libero,ma nel sostenerlo i Romani dovevano far finta di essere greci, perché loro erano troppo pratici per accettare che facesse parte della morale latina. Ce lo racconta Paul Zanker, il più grande studioso vivente del mondo greQuando si ritiravano in campagna i romani nostri antenati si "davano all'ozio" e coltivavano le virtù greche, che non erano bacchettone, erala filosofia, la poesia, la contempladel bello e magari anche dell’eros. Si cambiavano perfino d’abito si mettevano un peplo greco, per sembrare piu’ convincenti a se stessi.


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